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Itas Diatec acquista Kazakov
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Dal campionato di calcio italiano ai mondiali

In Italia il CAMPIONATO ITALIANO di CALCIO, ebbe luogo nel 1898: vi parteciparono quattro squadre e si svolse in una sola giornata. Vinse il Genoa. Aumentando la popolarità del gioco del calcio, alla squadra ligure con Milan, Juventus, Pro Vercelli e Internazionale si aggiunsero altre squadre cittadine e provinciali come la Novese, il Casale, la Pro Vercelli, l'Alba, e molte altre. Tutto era affidato alla passione di alcuni gruppi di sportivi locali, che spesso furono in grado - con quasi nessuna spesa di gestione - far nascere nelle piccole cittadine un tifo maggiore che non nelle grandi città urbane.
Presto il fenomeno non passò inosservato agli attenti operatori economici: le manifestazioni iniziavano a spostare molti tifosi o creavano nella sede della partita un indotto commerciale, con l'entusiastica partecipazione della folla, pari se non superiore alla festa annuale del paese.

Scoperto il grande business, volendo fare le cose per bene (impianti, attrezzature, manifesti stampati, ingaggio allenatore a tempo pieno ecc.) per far assistere alla partita si cominciò a far pagare gli spettatori un biglietto per coprire alcuni costi, come il viaggio degli atleti nelle trasferte o dare un compenso ai giocatori reclutati fuori provincia. (Un vezzo che inizia a diffondersi per rendere più agguerrita la propria squadra locale).

In questo clima, nel 1925 la tifoseria torinese, pur avendo già una squadra (la Juventus) creò un'altra squadra, il Torino, meno aristocratica, più popolare, perfino antagonista all'altra. Come del resto era già accaduto a Milano. Poi comparve nello stesso anno anche il Bologna, in seguito le altre. Alcune emersero in sordina, altre in un modo strepitoso, dovuto non ai mezzi a disposizione ma per la presenza nel vivaio locale di alcuni fuoriclasse, subito bramati dalle grandi squadre che così a colpi di compensi sempre maggiori, assicurandoseli, iniziarono la loro incontrastata supremazia sulle piccole città; salvo qualche eccezione.

Ma la vera storia del Calcio Italiano, comincia con l''istituzione del Torneo a girone unico, la cui prima edizione si svolse nel 1929-30 con la partecipazione di diciotto squadre (poi sedici, ventuno, e poi ancora sedici a partire dal 1967-68). Fu proprio da questa competizione professionistica che nacque una grande potenzialità agonistica e quindi una ampia selezione dei giocatori, che dopo appena quattro anni permisero all'allenatore della nazionale italiana Pozzo di mietere successi uno dietro l'altro in campo mondiale.

Dal 1949 la Federazione consentì il tesseramento di giocatori stranieri, che migliorò lo spettacolo grazie all'apporto di elementi stranieri, ma nello stesso tempo trasformò subito in una grande industria il calcio, con le società modificate da club dilettantistico, in società per azioni, la cui pubblicità della squadra va indirettamente a vantaggio delle altre attività economiche dell'azionista. Spesso una personalità del mondo economico - che sfrutta la popolarità della squadra per dare valore aggiunto ai suoi prodotti, o, come ai tempi di Pompei, conquistare simpatie dai tifosi, avere consensi dalla folla, quando poi decide di "scendere in campo" per entrare in una competizione politica

Servirsi delle insegne del calcio per scopi personali ed elettorali, era già duemila anni fa una furbesca risorsa nel costume greco e poi in quello romano. Il tifo del calcio, anche allora era sfruttato dall'ambizione di qualche arricchito, che senza molti riguardi, sponsorizzando una squadra, mercificava per i suoi scopi economici o politici, la manifestazione, i giocatori, i tifosi.

Le iscrizioni venute alla luce a Pompei, offrono delle testimonianze inequivocabili. Esempio: il "Palazzinaro" arricchito Aulo Vettio, grande mecenate del calcio, decise di "scendere in campo" anche nella politica e opportunisticamente si mise a cercare i voti con la propaganda elettorale murale presso i tifosi della squadra che sponsorizzava, dichiarando di essere meritevole di voti per il lodevole e munifico piacere e per il godimento che lui "donava" al "popolo" con la "sua" "squadra di palla" molto famosa.
Per ottenere questo consenso, utilizzò nella sua propaganda elettorale il nome, le insegne e i colori della squadra per farsi eleggere senatore. Come uomo politico non é rimasto di lui nulla, é passato alla storia solo per aver scalato il Senato utilizzando i piedi e non la testa. (Facciata della Casa di Giulia Felice - documento al Museo di Pompei CIL, IV, n. 1147)
Nulla di nuovo! Anche oggi sappiamo come iniziò in Italia un noto partito politico (VEDI 1994)

Questo bisogno e l' esigenza di aumentare il numero degli spettatori (oltre all''indotto - oggi Tv, giornali, supporter) ha trasformato quindi il meccanismo della gestione e della composizione delle squadre in un'impresa, quindi in un "valore" aziendale, e spesso in una "proprietà" personale, rappresentata da attrezzature e da un "parco giocatori". A questo proposito si può osservare che il calcio è l'unica attività economica che ancora oggi si basa su un sistema di compravendita di uomini: i giocatori.

Lasciamo però questo aspetto etico-economico-sociale-politico ai futuri storici
e inoltriamoci nella storia delle competizioni che appassionano le folle di tutto il mondo